5 – 8 DICEMBRE

SETTANTA VOLTE SETTE

spettacolo vincitore Teatri del Sacro 2019
drammaturgia originale Controcanto Collettivo
ideazione e regia Clara Sancricca
con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero, Clara Sancricca
voce fuori campo Giorgio Stefanori
scenografia e costumi Controcanto Collettivo con Antonia D’Orsi
disegno luci Cristiano Di Nicola
foto di scena Simone Galli | Atlas Fotografie
organizzazione Gianni Parrella
una produzione Controcanto Collettivo
in coproduzione con Progetto Goldstein
con il sostegno di Straligut Teatro, Murmuris, ACS Abruzzo Circuito Spettacolo, Spazio_Verdecoprente Re.Te. 2017.

Settanta volte sette racconta la vita di due famiglie i cui destini s’incrociano in una sera.
Racconta del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano. Eppure racconta anche la possibilità che il dolore inflitto e il dolore subito parlino una lingua comune, che l’empatia non sia solo un’iperbole astratta e che l’essere umano, che conosce il contagio del riso e del pianto, dietro la colpa possa ancora riconoscere l’uomo.

ORARIO SPETTACOLI
Dal martedì al sabato ore 20.30
Domenica ore 17.30

NOTE DI REGIA

Con Settanta volte sette il nostro collettivo affronta il tema del perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane.
Nella sua gloriosa storia questo concetto ci sembra essere giunto ad un inglorioso epilogo, che lo vede soccombere alla logica – attualmente vincente – della vendetta. Un tempo ritenuto il punto di arrivo di un percorso destinato a pochi spiriti eletti, appare oggi, nell’opinione comune, come il rifugio dei più codardi e la scappatoia dei meno arditi, in una società che riconosce e accorda alla vendetta il primato nella risoluzione dei torti e dei conflitti. Chi perdona sembra sminuire il torto, giustificare l’offesa, mancare di rispetto alla vittima, farsi complice del colpevole.
Eppure il perdono protesta per innescare pensieri diversi, per aprire a logiche nuove; protesta contro l’assunto che al male vada restituito il male. Ci ricorda che dentro la ferita, dentro la memoria del male subito e al di là di ogni convenienza, esiste la possibilità di un incontro. E che questa possibilità non ci sfida dall’alto dei cieli, ma è concreta, laica e umana.