DAL 3 AL 7 APRILE 2019

mer-sab ore 20.30 dom ore 17.30

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ANDREA SCHIAVO / H501

STRANIERI

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di Antonio Tarantino
regia Gianluca Merolli
con Francesco Biscione, Paola Sambo e Gianluca Merolli
scene Paola Castrignanò
costumi Domitilla Giuliano
musiche Luca Longobardi
luci Marco Macrini
assistente alla regia Luca Carbone
organizzazione e foto Pino Le Pera
con l’ospitalità in residenza di Settimo Cielo / Teatro di Arsoli

Un uomo barricato nella sua casa d’oro è pronto a difendersi da chiunque voglia ferire la sua solitudine, sia costui un venditore, un ladro, un avventore o un fedele di un dio sbagliato: sicuramente è uno straniero. Ma a bussare alla sua porta insistentemente sono invece la moglie e il figlio, due parenti che sono effettivamente stranieri, appartengono cioè ad un altro stato, sono cittadini di un altro paese, quello dei morti.
Tenuti in vita grazie a ricordi e abiti che l’uomo ha conservato morbosamente nel corso degli anni, oggi sono tornati per accompagnarlo nell’ultimo ballo possibile.
Il testo possiede qualcosa di ciclico, una struttura che alterna dentro/fuori, come a ricordarci che la storia è circolare, così come il tempo, che nulla di ciò che avviene non è già avvenuto, pur in movimento: il nostro spazio d’azione, il nostro ruolo.
Erede di una lezione che affonda le radici in Borges e Bernhard, Tarantino tratta il tema tanto attuale della mistificazione dell’altro senza alcuna retorica, usando come metafora quella della famiglia. E dunque evitando disquisizioni politichine, diventa prepotentemente politico.
Il riferimento a Borges è opportuno perché sembra tornare a galla quel mondo di specchi che moltiplicano l’uomo in tanti altri distanti da sè, ma non diversi. E cos’è se non la paura a costringere a serrare porte e ad alzare muri e barricate? La paura forse di sentire avvicinarsi i minuti precedenti al grande sonno, di sentire il guado del fiume straripare e bagnare i talloni stanchi, di sentire raggelarsi la speranza.
Ma forse, più che la paura che arrivi qualcuno a rompere il suo scrigno dorato, questo vecchio ha paura che non arrivi proprio nessuno.
Una drammaturgia cinica e spietata che rincorre la speranza del ricongiungimento.